Menu principale:
Con "Il Sogno di Herta" Villa Ottolenghi rivive
l'atmosfera dei suoi anni più felici e fecondi
Folla d'appassionati al vernissage dell'esposizione d'arte contemporanea che rimarrà in cartellone fino al 21 giugno. Il commento di Luciano Caprile, l'autorevole critico che, presente all'inaugurazione dell'evento, ha collegato periodi storici e le opere degli autori.
Una splendida giornata di sole ha permesso che le opere d'arte contemporanea esposte a Villa Ottolenghi per il "Il Sogno di Herta" ricevessero per l'inaugurazione dell'evento luce in abbondanza mostrando nel miglior modo possibile ai numerosi visitatori forme, colori e suggestioni. Negli "Studi degli Artisti", gli ambienti nei quali lavorarono per diversi decenni del XX secolo autorevoli interpreti dell'arte moderna che resero mitica quella che oggi è la sede della Tenuta Monterosso, Enrica Noceto, curatrice della mostra, ha raccolto opere di Aurelio Caminati, Carlos Carlè, Claudio Carrieri, Alberto De Braud, Adriano Leverone, Sandro Lorenzini, Véronique Massenet, Giorgio Moiso, Giampaolo Parini, Ylli Plaka e Francesco Russo Burot.
Al vernissage è intervenuto il critico Luciano Caprile che ha ripercorso il periodo storico durante il quale i Conti Ottolenghi, Arturo ed Herta, costruirono la splendida Villa accogliendo personaggi del calibro di Arturo Martini, Libero Andreotti, Fortunato Depero e Ferruccio Ferrazzi le cui opere qui realizzate andarono tuttavia in buona parte disperse in seguito alle aste indette sul finire degli anni '80. Ben prima, cioè, che Vittorio Invernizzi, l'attuale proprietario della Villa che ha rilevato alcuni anni fa avviandone il recupero, potesse evitarlo.
La Noceto, che espone alcune sue opere (queste e le altre non lasceranno Villa Ottolenghi fino al 21 giugno) ha spiegato le linee guida seguite nell'allestire "Il Sogno di Herta": "Ho pensato di immedesimarmi nel suo stile interpretandolo in chiave attuale. E come Herta amava radunare artisti di alto livello facendo di questo luogo un centro di sperimentazione e studio, così ho voluto fare io stessa con artisti che come me si stanno impegnando con passione nell'arte contemporanea".
Caprile ha valutato positivamente il lavoro: "Che ha messo insieme stili felicemente disomogenei eppure rappresentativi della molteplicità con la quale l'arte può esprimersi e proprio come aveva fatto Herta invitando a Villa Ottolenghi autori che seguivano ispirazioni molto differenti. Noto, osservando la Villa anche dal punto di vista architettonico, che si sovrappongono periodi stilistici diversi, pure tardo rinascimentali e decò, con un'impronta decisa delle linee metafisiche riprodotte dall'architetto Marcello Piacentini che le riprendeva dai quadri che Giorgio De Chirico aveva dipinto parecchi anni prima. Che tra i due vi fosse mai stata un'intesa o una vicinanza personale non è stato tuttavia mai dimostrato". Il critico sostiene inoltre che le opere elaborate a Villa Ottolenghi dal celebre Arturo Martini hanno ispirato l'altrettanto famoso Giacomo Manzù che ne è stato allievo: "Più statue realizzate da quest'ultimo, che hanno come soggetto un ragazzo su uno scoglio, riprendono con evidenza Il Tobiolo del Martini che adorna la fontana della Tenuta Monterosso".
Al vernissage è intervenuto pure Giuseppe Baccalario, memoria storica dell'Acqui Terme degli ultimi decenni: "I Conti Ottolenghi erano personaggi unici per quanto piuttosto diversi nel contatto con le persone. Lei era una gran signora, una vera dama, con un profilo evidente di estrosità. Talvolta scendeva ad Acqui con una capretta al guinzaglio, il che suscitava stupore come sarà facile immaginare. E io, allora bambino, rammento l'atmosfera da un lato idilliaca, dall'altro misteriosa, che vivevo venendo qui a giocare con altri coetanei. Ci si aggirava tra le statue, i porticati e il giardino come se ci si muovesse in un mondo fatato. Lui, invece, Arturo Ottolenghi, lo ricordo girare sui terreni in abbigliamento da campagna lanciando con energia raccomandazioni ai mezzadri in dialetto. In là con gli anni rammento invece l'amarezza provata nel veder portare via la maggior parte delle opere d'arte messe all'asta. Mi è dispiaciuto che l'amministrazione pubblica del tempo non le abbia rilevate a beneficio della comunità. Un motivo in più per ringraziare Vittorio Invernizzi per quanto sta facendo nel riportare la Villa agli onori che merita".
Un'opera grande e una grande opera
Enrica Noceto
Lasciare alle spalle la luce del sole per entrare nell'oscurità di una grotta può essere un'esperienza affascinante e riempire di stupore quando la si vive insieme ad altre persone: diverso è entrarci da soli. E' allora che la grotta diventa caverna, trasmuta in un luogo dell'anima dove nessun confine è netto, ogni anfratto nasconde percorsi celati da ombre e ogni roccia può evocare fantasmi, oppure offrire appigli sicuri per continuare l'affondo o per risalire la china. Lascia senza fiato il frastuono dell'acqua che da tempi lontani si getta nel vuoto e trascina con sé il passare del tempo che, solo ai più distratti, sembra restare immutato. Non si riesce a sentire il rumore dei passi ma è ineluttabile essere colpiti dall'eterno stillicidio che provoca il brivido sulla pelle perdendo così l'opportunità di lasciare sulla terra un segno concreto.
La sensazione che si prova facendosi accarezzare da un raggio di sole, quando si decide di riguadagnare l'uscita della grotta, conforta l'animo e riappacifica con il mondo. E' forse il momento di abbandonare il linguaggio dell'anima, più comprensibile al popolo dei "seivan", mitici abitanti della caverna, che non agli umani.
"Arte in Grotta" non nasce per caso ma da quella spinta dell'inconscio che favorisce gli eventi e il loro sviluppo nel tempo. Mi piace pensare di aver portato con me tanti amici che insieme hanno contribuito generosamente a costruire un lavoro in continua evoluzione come lo è lo scenario della grotta, mutevole, sorprendente, eccitante. Un'opera grande e insieme, forse, una grande opera: coinvolgere un territorio e la sua gente cercando di offrire loro una diversa opportunità per non abbandonare queste vallate, ancora sincere. Questo è per me come sentire il calore del sole che accarezza il viso all'uscita della grotta. Spero e mi auguro che questa avventura possa continuare nel tempo, incontrando altri compagni di viaggio che con generosità regalino un attimo di sé da lasciare per sempre a conforto di chi si addentra nella propria misteriosa caverna.
"Arte in Grotta" segue un altro progetto realizzato in queste vallate nel 2008, che ha visto inserire sette opere d'arte realizzate da sette artiste in una piccola cappella dedicata alla Maddalena in località Vernagli. L'intento di far rivivere il territorio montano utilizzando l'arte contemporanea, per veicolare un pubblico sempre più attento alle tematiche culturali, porterà l'Associazione Blu Genziana e tutti i collaboratori pubblici e privati che credono, mi auguro, in questa operazione a progettare iniziative analoghe, quasi a voler dar forma ad una grande opera corale.
LA MADDALENA NELLE OPERE DI SETTE ARTISTE
Piera Camaglio
Una domenica eccezionale quella del 18 maggio 2008. per la Chiesetta dei Vernagli (Comune di Montaldo Mondovì) dedicata a S. Maddalena. Nel pomeriggio infatti è stata inaugurata la Mostra permanente di Arte contemporanea dedicata alla figura della Santa. Sette Artiste hanno realizzato autentici capolavori grazie al loro talento guidato da una raffinata sensibilità interpretativa che invita a riflettere per cogliere il messaggio racchiuso tra forme e colori. Un'idea sbocciata quasi per caso è diventata realtà trasformando la semplice chiesetta in uno scrigno d'arte destinato da oggi ad attirare l'attenzione di molti. Una perla preziosa pensata ed ideata da Enrica Noceto, Presidente dell'Associazione "Blu Genziana" promotrice dell'evento. Elegante e raffinato il Catalogo che raccoglie importanti prefazioni: dall'Assessore Regionale alla Montagna Bruna Sibille, al Sindaco di Montaldo Mondovì Angelo Dho , dal Presidente della Provincia di Cuneo on. Raffaele Costa al dott. Claudio Bo direttore di Provincia Granda, dal Presidente della Comunità Montana "Valli Monregalesi dott. Pietro Blengini al poeta Remigio Bertolino, dal giornalista Roberto Giannotti al Parroco don Leopoldo Trentin. È difficile stilare un giudizio globale analizzando singolarmente le opere esposte perché ognuna riflette una sensibilità particolare unica ed irrepetibile, devono essere considerate nel loro insieme per il tema di fondo che le ispira. Molto eloquente l'espressione di don Leopoldo sgorgata spontanea varcando la soglia:" ..da oggi la nostra chiesetta è diventata un piccolo cenacolo di preghiera, arte e devozione si intrecciano per elevare un inno di lode, dobbiamo sintonizzare i nostri cuori in questa direzione per esprimere il nostro grazie innanzi tutto al Signore e poi alle bravissime Autrici di tanta meraviglia". Silvia Calcagno, Rosanna La Spesa, Giuliana Marchesa, Véronique Massenet, Enrica Noceto, Lucrezia Salerno, Noemi Sanguinetti, sette Artiste che da oggi con le loro opere hanno consolidato ulteriormente il legame tra la terra Monregalese e la Liguria, a loro un plauso sincero. Quella che fino a ieri sembrava una chimera, è realtà grazie all'impegno costante e costruttivo dell'Associazione "Blu Genziana" e alla disponibilità della famiglia Bertolino che ha ridato vita alla Borgata dei Vernagli realizzando la splendida struttura del Rifugio, "fiore all'occhiello" per l'intero territorio, come giustamente ha sottolineato il Sindaco.